Nel campo infettivologico, ricorrono sovente le infezioni nosocomiali. Si stima, che tra le cause di morte in ospedale, le infezioni nosocomiali ricoprano un ruolo prevalente. Stabilire se un paziente ha contratto una sepsi nosocomiale, sono di fondamentale importanza l’insorgenza di segni clinici ed i controlli bioumorali. Le sepsi, in genere, si definiscono tali, se si trova riscontro nella cartella clinica
  • La modalità di esordio dell’infezione: nel corso di una degenza complicata.
  • La modalità di degenza: infezione contratta nel reparto di Rianimazione, notoriamente considerato ad alto rischio per tale evento avverso.
  • Caratteristiche del paziente: patologie sofferte.
  • Tipo di germi isolati: ovvero se tipici delle sepsi ospedaliere.
  • Caratteristiche microbiologiche dei germi: cioè la multiresistenza agli antibiotici.
  • La virulenza clinica.

Per convenzione, si considerano nosocomiali quelle infezioni (I.N.) che si manifestano almeno 48 ore dopo il ricovero e, quindi, causalmente riferibili per tempo di incubazione, agente etiologico e modalità di trasmissione al ricovero medesimo.

Gli agenti responsabili delle I.N. possono essere così distinti:

  • agenti patogeni tradizionali, di origine sia extra che intraospedaliera;

  • agenti opportunisti, ossia microrganismi di regola scarsamente patogeni, ma che acquistano virulenza in presenza di condizioni specifiche.

I microrganismi più frequentemente coinvolti nelle I.N. sono i batteri (85%), mentre miceti e virus giocano un ruolo minore (15%); tra i batteri, sono i Gram – (60.5%) quelli predominanti (Escherichia Coli, Pseudomonas Aeruginosa, Klebsiella Pneumoniae, Enterobacter); tra i Gram + vanno citati lo Staphylococcus Aureus, Epidermidis e gli Streptococchi; tra i bacilli anaerobi e misti, prevalgono lo Sataphylococcus Epidermidis ed il Clostridium difficile; un altro microrganismo “emergente” è l’Acinetobacter Baumannii. Meno frequenti, da un punto di vista numerico, i miceti (Candida) ed i virus (Varicella Zoster, Herpes Simplex, Citomegalovirus).

Il rischio di contrarre una I.N. varia tra strutture ospedaliere e tra i reparti di uno stesso ospedale, in base a variabili quali la tipologia del paziente ricoverato e le procedure diagnostiche e terapeutiche utilizzate; le divisioni a maggior rischio sono quelle di terapia intensiva, seguite dalla geriatria, ortopedia e chirurgia.

La trasmissione può avvenire :

  • per via aerea, tramite “droplets”;

  • per contatto diretto, tramite il trasferimento fisico del germe dalla fonte colonizzata al paziente (ad es., mani del personale sanitario), o indiretto, tramite un veicolante contaminato che funge da intermediario (ad es., trasduttore di una sonda);

  • per veicolo comune, allorché siano contaminati più pazienti (epidemie nosocomiali) attraverso un unico mezzo (trasfusioni di sangue, liquidi di infusione, ecc.).

La modalità per contatto diretto risulta la più frequente e, nella maggior parte dei casi, si realizza tramite il contatto manuale ad opera del personale.

I fattori favorenti l’insorgenza sono:

  1. fattori ambientali (maggiore utilizzo di presidi diagnostici e terapeutici come cateteri, sonde, cannule; incontrollato flusso dei visitatori all’interno dei reparti);

  2. fattori individuali : variazioni quali/quantitative della popolazione ospedaliera (aumentata sopravvivenza di neonati immaturi e di anziani con pluripatologie); presenza di una popolazione ospedaliera “indifesa” perché immunocompromessa da gravi malattie (neoplasie), da infezioni (HIV) o da cause iatrogene (terapie immunosoppressive); in questi pazienti anche microrganismi opportunisti possono assumere grave potenziale patogeno;

  3. fattori iatrogeni : terapie farmacologiche incongrue (uso massivo di antibiotici con conseguente selezione di ceppi batterici chemio- resistenti), interventi chirurgici, procedure invasive, ecc.; in relazione a quest’ultimo fattore, va sottolineato che il ricorso eccessivo alla antibioticoprofilassi, spesso attuata incongruamente con farmaci di ultima generazione, ha un impatto notevole sulla ecologia batterica ospedaliera, selezionando ceppi antibiotico-resistenti (con aumentato rischio di eventi avversi).